Massima
L'annullamento del contratto per minaccia di far valere un diritto, a norma dell'articolo 1438 del CC richiede, anzitutto, la sussistenza di un preesistete diritto dell'autore, nonché la possibilità di farlo valere nei confronti del soggetto passivo e, quindi, la ricorrenza della minaccia di esercitalo. Tale minaccia, eraltro, è causa invalidante del negozio giuridico solo quando l'autore di essa se ne serva per conseguire non già il risultato ottenibile con l'esercizio del diritto, ma vantaggi ingiusti, ossia abnormi o diversi da detto risultato e obiettivamente iniqui ed esorbitanti rispetto al dovuto.
( Cass. civ., sez. I, sent. 13 febbraio 2009 n. 3646)
lunedì 13 aprile 2009
lunedì 6 aprile 2009
Pubblico impiegno. Riassegnazione dell'incarico in caso di nuova pianta organica illecita
Massima
Le controversie sorte tra dipendente e la pubblica amministrazione cui egli appartiene, anche se vi siano atti amministrativi di macrorganizzazione illegittimamente emanati dalla stessa amministrazione, rientrano nella giurisdizione del giudice ordinario. Infatti, tali atti sono passibili di disapplicazione in tutti i casi in cui essi costituiscano provvedimenti presupposti di atti di gestione negoziale del rapporto di lavoro del pubblico dipendente. Pertanto, in caso di illegittimà, per contrarietà alla legge, del provvedimento di riforma della pianta organica di una comune, con soppressione delle posizioni dirigenziali, questo deve essere disapplicato dal giudice ordinario. Conseguentemente, perdono effetto i successivi atti di gestione del rapporto, costituiti dalla revoca dell'incarico dirigenziale, non sussistendo la giusta causa per il recesso ante tempus dal contratto di lavoro a tempo determinato che sorge a seguito del relativo conferimento, con diritto del dirigente alla riassegnazione di tale incarico precedentemente revocato. Resta fermo che la pronucia di ripristino è però limitata alla durata residua, producendo essa effetti circoscritti alla scadenza dell'incarico prefissata all'atto del suo conferimento, detratto il periodo di illegittima revoca.
( Corte di cassazione - Sezioni Unite civili - sentenza 4 novembre 2008 - 16 febbraio 2009 n. 3677)
Le controversie sorte tra dipendente e la pubblica amministrazione cui egli appartiene, anche se vi siano atti amministrativi di macrorganizzazione illegittimamente emanati dalla stessa amministrazione, rientrano nella giurisdizione del giudice ordinario. Infatti, tali atti sono passibili di disapplicazione in tutti i casi in cui essi costituiscano provvedimenti presupposti di atti di gestione negoziale del rapporto di lavoro del pubblico dipendente. Pertanto, in caso di illegittimà, per contrarietà alla legge, del provvedimento di riforma della pianta organica di una comune, con soppressione delle posizioni dirigenziali, questo deve essere disapplicato dal giudice ordinario. Conseguentemente, perdono effetto i successivi atti di gestione del rapporto, costituiti dalla revoca dell'incarico dirigenziale, non sussistendo la giusta causa per il recesso ante tempus dal contratto di lavoro a tempo determinato che sorge a seguito del relativo conferimento, con diritto del dirigente alla riassegnazione di tale incarico precedentemente revocato. Resta fermo che la pronucia di ripristino è però limitata alla durata residua, producendo essa effetti circoscritti alla scadenza dell'incarico prefissata all'atto del suo conferimento, detratto il periodo di illegittima revoca.
( Corte di cassazione - Sezioni Unite civili - sentenza 4 novembre 2008 - 16 febbraio 2009 n. 3677)
domenica 5 aprile 2009
Prova per presunzioni
Massima
L'apprezzamento del giudice di merito circa il ricorso alla presunzione quale mezzo di prova e la valutazione della ricorrenza dei requisiti di precisione, gravità e concordanza richiesti dalla legge per valorizzare elementi di fatto come fonti di presunzione, sono incensurabili in sede di legittimità, l'unico sindacato in proposito riservato al giudice di cassazione essendo quello sulla coerenza della relativa motivazione.
( Cassazione civile, sezione I, sentenza 7 novembre 2008, n. 26841)
L'apprezzamento del giudice di merito circa il ricorso alla presunzione quale mezzo di prova e la valutazione della ricorrenza dei requisiti di precisione, gravità e concordanza richiesti dalla legge per valorizzare elementi di fatto come fonti di presunzione, sono incensurabili in sede di legittimità, l'unico sindacato in proposito riservato al giudice di cassazione essendo quello sulla coerenza della relativa motivazione.
( Cassazione civile, sezione I, sentenza 7 novembre 2008, n. 26841)
Stupefacenti . esclusione del consumo personale
Massima
Nonostante la diagnosi di psicosi e dipendenza da cannabinoli dell'imputato fatta a seguito di un ricovero di urgenza, e la credibilità delle dichiarazioni dello stesso circa l'abituale consumo di dosi massicce di tali sostanze stupefacenti, il quantitativo detenuto g 77,123 di "haschich" con una percentuale media di principio attivo dell'8,86%, non può ritenersi destinato esclusivamente al consumo personale, anche considerando la notoria degradabilità di tale genere di droga, se conservata a lungo, e quindi la necessità di provvedere a smerciarla o consumarla entro tempi ragionevolmente brevi.
( Tribunale di Bari, sentenza 2 febbraio 2009 n.4)
Nonostante la diagnosi di psicosi e dipendenza da cannabinoli dell'imputato fatta a seguito di un ricovero di urgenza, e la credibilità delle dichiarazioni dello stesso circa l'abituale consumo di dosi massicce di tali sostanze stupefacenti, il quantitativo detenuto g 77,123 di "haschich" con una percentuale media di principio attivo dell'8,86%, non può ritenersi destinato esclusivamente al consumo personale, anche considerando la notoria degradabilità di tale genere di droga, se conservata a lungo, e quindi la necessità di provvedere a smerciarla o consumarla entro tempi ragionevolmente brevi.
( Tribunale di Bari, sentenza 2 febbraio 2009 n.4)
Esclusione della retrodatazione dei termini di custodia cautelare per fatti diversi connessi
MASSIMA
Qualora nei confronti di un imputato siano emerse, in distinti procedimenti, più ordinanze cautelari per fatti diversi connessi qualificatamente, il presupposto della desumibilità ex actis dei fatti - che impone la retrodatazione della decorrenza dei termini di durata della custodia- non ricorre se la gravità del quadro indiziario in ordine al reato oggetto dell'ulteriore ordinanza emerge dopo il rinvio a giudizio disposto nel procedimento in cui è stata emessa la prima.
(Cassazione Sezioni Unite penali - sentenza 27 novembre 2008 - 13 gennaio 2009 n. 1154)
Qualora nei confronti di un imputato siano emerse, in distinti procedimenti, più ordinanze cautelari per fatti diversi connessi qualificatamente, il presupposto della desumibilità ex actis dei fatti - che impone la retrodatazione della decorrenza dei termini di durata della custodia- non ricorre se la gravità del quadro indiziario in ordine al reato oggetto dell'ulteriore ordinanza emerge dopo il rinvio a giudizio disposto nel procedimento in cui è stata emessa la prima.
(Cassazione Sezioni Unite penali - sentenza 27 novembre 2008 - 13 gennaio 2009 n. 1154)
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